OMOSESSUALITA'

 

 

Quando Hellinger parla di Omosessualità, non si riferisce ad un concetto legato ad una patologia, ma esprime sempre l'amore e il rispetto verso il destino di ognuno. La differenza è sostanziale:

- se l'omosessualità fosse considerata una patologia verrebbe vissuta come qualcosa di sbagliato rispetto ad una "norma", di conseguenza sarebbe da "condannare" o "compatire" in tutte le sue forme e manifestazioni.

- se invece è legata ad un destino allora ognuno di noi ha diritto di viverlo liberamente.. ciò lo aiuterebbe anche ad accettarlo pienamente.

 

Se le origini del nostro destino sono legate ad irretimenti familiari, o al karma (eredità di vite precedenti), non vuol dire che si possa o si debba necessariamente cambiare.. Consideriamo l'omosessualità come se essa fosse una caratteristica che si sviluppa lungo un segmento che va dal polo massimamente negativo a quello massimamente positivo. Avremmo persone che non hanno assolutamente caratteristiche omosessuali (cosa pressocchè impossibile) al polo negativo, e persone che manifestano in modo totale la omosessualità, al polo positivo. Lungo questo segmento avremo tutte le variabili possibili della omosessualità.

E' chiaro a questo punto che ogni persona ha sviluppato la propria omosessualità in maniera originale, unica, non classificabile. Partendo da questa considerazione le Costellazioni Familiari affrontano ogni persona, in maniera unica e originale. La finalità di una rappresentazione quindi non è necessariamente quella di cambiare preferenze sessuali (anche se non è da escludere), ma anche quella di riconoscere e accettare con amore e rispetto per se stessi, "ciò che è".

A livello fenomenologico fino ad ora si sono potute constatare alcune situazioni che ritornano spesso quando si lavora con una problematica legata alla omosessualità: una identificazione con una persona dell'altro sesso (un parente morto per es. o una persona esclusa), una sostituzione di ruoli. Naturalmente l'apertura del metodo delle costellazioni familiari consente, ogniqualvolta si presenti una richiesta, di affrontare con rispetto e senza pregiudizi ciò che mostra la rappresentazione.